Così scrivevano - A.S.D.O. Galileo Galilei

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Così scrivevano

 

Così scrivevano le prime atlete del
G.S. Orienteering G. Galilei…



Tutti pensano alla domenica come un giorno di riposo, di svago, di tranquillità, ma le cose non sono proprio così. Infatti c'è qualcuno che ha deciso di praticare uno sport che richiede alcuni sacrifici: alzarci presto mentre la gente comune sta ancora riposando, uscire di casa, salire in macchina per immettersi in una strada deserta e ritrovarci ancora tutti pieni di sonno per adempiere al nostro compito di orientisti. La comitiva inizia a muoversi. Siamo un po' silenziosi ma pian piano lo "stato comatoso acuto" comincia a diminuire e l'allegria propria del nostro gruppo comincia a sprizzare da tutte le parti. Ormai completamente svegli, giungiamo al posto di gara. La tensione comincia a farsi sentire... Alla consegna dei cartellini si cerca disperatamente qualcuno con lo stesso percorso e con l'orario di partenza vicino. La maggior parte delle volte questa vana speranza viene spenta sul nascere: sono rarissime, infatti, le occasioni simili.


La rassegnazione prende il sopravvento: la gara la farò da solo!


Esistono due opposte reazioni al pensiero fisso di affrontare una competizione: ci sono gli ipertesi (i troppo tesi), che dovrebbero cercare di calmarsi estraniandosi e non pensando alla gara, e gli ipotesi (i troppo rilassati) che dovrebbero assumere un comportamento opposto, ovvero concentrarsi, cercando qualche stimolo per far bene; in fin dei conti un pizzico di moderata cattiveria in questi casi non fa male.


Arrivati alla zona di partenza si procede effettuando un efficace riscaldamento che eviterà spiacevoli inconvenienti durante e dopo la gara (stiramenti, distorsioni, ...); è quindi giunto il momento di iniziare l'impresa e con l'incitamento dei compagni di squadra si entra nel vivo della competizione. La paura di perdersi è grande, soprattutto nei principianti, ma l'esperienza sminuisce questo stato d'animo; si cerca quindi di svolgere la corsa nel miglior modo e tempo possibile. E' consigliato pianificare la gara studiando un buon tratto di percorso prima di compierlo. La competizione non è fatta di tante gare tra un punto e l'altro, ma tatticamente deve essere considerata come un'unica gara.


L'idea è considerarla come un "passaggio tra i punti" e non una ricerca di punti. Nei terreni o nelle situazioni in cui si pensa di poter sbagliare facilmente, bisogna cercare di prestare maggiore attenzione: a tutti, o quasi, è certamente capitato di trovarsi in una situazione terribile, senza sapere dove ci si trova e magari in una zona non frequentata dove anche l'urlo più acuto non serve a niente perché nessuno ti potrà sentire. In questi momenti ci si trova in preda al panico, ma bisogna sapersi controllare e, calmandosi, cercare di capire guardando bene la cartina dove si è arrivati (rilocalizzazione) e avviarsi verso un punto di riferimento vicino, facilmente identificabile sulla mappa. Sperando di non incorrere in simili situazioni si conclude la gara, giungendo finalmente al traguardo, dove si viene accolti gloriosamente dagli incitamenti da parte dei compagni. La fatica è stata premiata. Esausti ci si avvia al ristoro, con l'intenzione e la speranza di rifocillarsi.


Anche se la gara è stata disastrosa è utile discutere obiettivamente le scelte di percorso e i problemi incontrati con altri concorrenti, evidenziando gli errori e facendo tesoro dei consigli per evitare in futuro di ripetere lo sbaglio. Quando vengono stilate le classifiche tutti si precipitano per conoscere il risultato ottenuto e se si è stati così bravi da comparire in zona medaglia, la felicità e l'entusiasmo appagano completamente gli sforzi compiuti durante la gara. Anche se essere premiati fa molto piacere, è bene ricordare che più del premio vale la prestazione ottenuta, sia individualmente che di squadra. I premi saranno solamente la conseguenza di buon allenamento e di una seria preparazione tecnica.



BUON ALLENAMENTO A TUTTI!!


Erika Keber e Stefania Favaretto

 
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